Spazio Brahms
La costituzione di un laboratorio per la ricerca e lo studio
di pagine riservate della grande musica
“Le sorgenti vengono sempre più avvicinate nel grande corso del tempo.
Beethoven, per esempio, non ebbe bisogno di studiare tutto ciò che aveva studiato
Mozart – Mozart non tutto ciò che aveva studiato Haendel – Haendel non quello
di Palestrina, perché essi avevano già assorbito in sé i predecessori.
Da uno soltanto tutti potrebbero attingere di nuovo, da Joh. Seb. Bach!” (Robert Schumann, Taccuino di pensieri e di poesia di Maestro Raro, di Florestano e di Eusebio, 1834)
Un forte fervore per la grande musica induceva Schumann a ripercorrerne i flussi storici
osservati nella dimensione di superiore armonia. I suoi riferimenti ai grandi
compositori esaminati e ponderati nell’intreccio dei loro rispettivi linguaggi e contenuti musicali, ha nel tempo suscitato il pensiero schumanniano così condensato nelle parole di Eusebio: “È il segno dello straordinario quello di non venir compreso ogni giorno; per comprendere il superficiale i più son sempre disposti: per esempio, a udire cose da virtuosi” (ibidem).
Le due figure di Florestano e di Eusebio, il primo rappresentante la natura fantastica e ardente, il secondo quella contemplativa e sognante di Robert Schumann (1810-1856), ci aiutano ancora oggi
a gettare lo sguardo sugli uomini e le loro opere senza soffermarsi sull’aspetto passeggero delle
realtà musicali, ricercando sempre quel particolare più prezioso e incisivo che identifica il mondo poetico così indispensabile ai veri maestri, sia compositori sia interpreti di ogni tempo.
La premessa teorica dello Spazio Brahms è riposta proprio nella testimonianza che Brahms, sia nel suo comporre sia nel suo essere/vivere da musicista, ha lasciato a quanti ricercano la più autentica dimensione artistica nella loro vita con la musica e intendono raggiungere così il loro equilibrio con la vita, pena non trovarsi in armonia con le loro opere e il loro agire.
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