Agli Amici della Musica degli anni ‘70
I nostri tempi, nel campo interpretativo organistico e cembalistico, hanno conosciuto, e in parte continuano a conoscere, l’aggressività di una sedicente filologia e le pose più snobistiche di un certo pubblico che ha scelto come fede l’espressione “prassi esecutiva” per sentirsi in musica ascoltatori puri.
Fortunatamente, negli anni sessanta e settanta del ’900, grandi interpreti europei della musica organistica hanno lasciato a Milano – all’Angelicum, alla Chiesa Cristiana Protestante, nella Cappella Sacro Cuore dell’Università Cattolica – l’impronta di un magistero interpretativo di grande concertismo. È un’impronta che tramite alcune registrazioni possiamo riconoscere ancora oggi, specchio di inventiva e creatività viventi e non espressioni musicali archeologiche e conservatrici. Incisioni attraverso le quali ci è permesso tornare a quel clima autenticamente musicale inteso come segno di una volontà di approfondimento culturale allora così atteso e da molti perseguito. La grande partecipazione di pubblico ai martedì organistici della Cattolica alle 11.40 e alle 21.00 (come testimoniano le immagini) costituisce il segno evidente di questo atteggiamento positivo.
Tra le tante interpretazioni organistiche di quegli anni, l’Archivio musicale dell’Angelo, ha scelto, per riaprire un dialogo “in musica” con gli Amici della Musica di un tempo, quella di un LP di Eduard Müller che si trova presso l’Archivio e che con un po’ di fortuna si può ancora acquistare in rete (Schweizer Interpreten II – Eduard Müller an der Silbermann-Orgel im Dom zu Arlesheim).
Le note che seguono e le immagini cercheranno di dar conto del perché di questa scelta per evocare e riattualizzare il clima culturale musicale di quei provvidenziali momenti concertistici a Milano.
Il nome dell’organista Eduard Müller viene prevalentemente associato alla splendida edizione discografica tuttora disponibile dei 16 concerti per organo e orchestra di Georg Friedrich Haendel, registrati nel 1965 in collaborazione con la Schola Cantorum Basiliensis diretta da August Wenzinger (G. F. Haendel – Die Orgelkonzerte – Archiv)
Ma la sua attività concertistica sia all’organo sia al cembalo, sviluppata con impareggiabile maestria interpretativa in tutta l’Europa, induce a restituire un breve profilo artistico e umano del grande maestro di Basilea.
In questa città era nato il 12 ottobre 1912 e aveva iniziato i suoi studi musicali con Adolf Hamm a Basilea, prima di andare a Lipsia a studiare organo con Günther Ramin e diventare poi docente di organo e cembalo presso il conservatorio di Basilea e organista della cattedrale.
Nel maestoso duomo teneva ogni anno dieci o dodici concerti spaziando nell’intera letteratura organistica: barocca, classica, romantica, tardo-romantica, moderna.
Ho ascoltato la prima volta suonare Eduard Müller alla Chiesa Cristiana Protestante di Milano nel 1973 nell’ambito della serie dei concerti organistici promossi per diversi anni, a primavera, dalla chiesa di via De Marchi per diretto interessamento dell’architetto Fricker, che faceva parte della comunità svizzera riformata. E in quegli anni soprattutto svizzeri erano gli organisti stranieri invitati a suonare: André Luy, Heinrich Gurtner, Pierre Segond, Eduard Müller e altri ancora. Tutti ottimi interpreti. Di Eduard Müller mi colpì la sua interpretazione del Preludio e Fuga in do maggiore BWV 547 di Johann Sebastian Bach, eseguito come bis. Dapprima eseguì solo il preludio e dopo un interminabile battimani decise di suonare anche la fuga.
Invitai il grande organista di Basilea a prender parte a uno dei dieci concerti sull’opera per organo di Johann Sebastian Bach che ebbero luogo nella II stagione artistico-culturale (1973-74) nella Cappella Sacro Cuore dell’Università Cattolica di Milano, per iniziativa degli Amici della Musica di cui per 40 anni sono stato direttore artistico.
Accettò con entusiasmo inviandomi immediatamente il programma. In quella stessa stagione suonarono Luigi Toja (conservatorio di Piacenza), Hannes Mayer (chiesa di Arosa), Gianfranco Spinelli (conservatorio di Milano), Hans Haselböck (duomo di Vienna), Eberhard Kraus (duomo di Ratisbona), Enzo Corti (Chiesa Cristiana Protestante), Alessandro Esposito (conservatorio di Firenze), Peter Schwarz (Kaiser-Friedrich-Gedächtnis-Kirche di Berlino) Hans Vollenweider (Großmünster di Zurigo).
Da quel momento i contatti con Edy, così voleva essere chiamato, divennero assai cordiali e quasi familiari. Mi inviava spesso i programmi che eseguiva nella sua cattedrale con i più cordiali saluti.
Tornò altre tre volte a Milano per suonare in Università Cattolica. Una volta, nella primavera del 1976, andai io a Basilea per ascoltare la versione completa della Terza parte della Clavier-Übung di Bach: in quell’occasione Eduard Müller eseguì i piccoli corali al cembalo, mentre Hanspeter Aeschlimann, che fu suo allievo, eseguì all’organo i grandi corali, il preludio iniziale e la fuga finale in mi bemolle. Finito il concerto, mi salutò con cordialità, e quando gli dissi che sarei ripartito l’indomani con il treno delle 13, mi invitò a pranzo presso il ristorante della stazione di Basilea.
Fu un colloquio per me indimenticabile. Parlammo particolarmente di una sua interpretazione del Preludio e Fuga in si minore BWV 544 che aveva eseguito in uno dei concerti tenuti presso la Cappella dell’Università Cattolica che aveva colpito, come capitò per il Preludio e Fuga in do maggiore BWV 547 alla Chiesa Protestante tre anni prima, soprattutto i numerosi organisti presenti a quel concerto. Con semplicità mi spiegò che, come nel Preludio in do maggiore, il virtuoso contrappunto utilizzato da Bach non impediva a tutte le voci di essere percepite con chiarezza seppure in un amalgama coeso e ”in organo pleno” pervaso da sonorità trasparenti quasi celestiali.
Mi disse che in Bach tutto è sempre in equilibrio, anche quando le note sembrano determinare distanze sonore enormi e fortemente in contrasto tra di loro. È l’interprete – sottolineava – che deve comprendere dove si trova contrappuntisticamente e armonicamente il punto di equilibrio di quello specifico linguaggio, cercando di dare peso e misura ritmica a certe note-chiave di quel discorso musicale. Finalmente avevo capito perché i suoi spartiti erano spesso disseminati, in parecchi punti, di x tracciate a matita e che raccordavano alcune note tra loro “in proporzione e misura”.
Il Preludio e Fuga in si minore era per Eduard Müller uno dei brani più rappresentativi ed espressivi del perfetto equilibrio armonico-contrappuntistico bachiano
Da quel giorno non ebbi più occasione di rivederlo, né ricevetti sue notizie dirette. Ma quella amicizia mi arricchì enormemente sotto il profilo sia musicale sia umano. La prima interpretazione del Preludio e Fuga in do maggiore BWV 547 alla Chiesa Cristiana Protestante continua ancora oggi a essere, per la schiettezza dei suoni e per il tempo meraviglioso da lui staccato, uno dei miei ascolti prediletti, insieme alla bellissima incisione (a disposizione sul sito dell’Archivio) del 1968 sul Silbermann-Orgel del Duomo di Arlesheim.
Eduard Müller è morto in Svizzera a Bottmingen nel 1983, a 71 anni.
J. S. Bach, Preludio e Fuga in do maggiore BWV 547 nell’esecuzione di Eduard Müller, dal LP Schweizer Interpreten II – Eduard Müller an der Silbermann-Orgel im Dom zu Arlesheim
Organo Silbermann del Duomo di Arlesheim, disposizione fonica
Registrazione di Eduard Müller del Preludio e Fuga in do maggiore BWV 547
MÜNSTER-KONZERTE (1972 e 1976) programmi inviati da Eduard Müller ad Angelo Rosso per salutare tutti gli amici milanesi conosciuti personalmente dopo i concerti della Cattolica
Concerto del 5 febbraio 1974 nella Cappella Sacro Cuore dell’Università Cattolica
Eduard Müller e Angelo Rosso
Un momento del concerto
Discussione
I commenti sono chiusi.