Il 12 giugno del 1995 moriva Arturo Benedetti Michelangeli, uno dei più grandi pianisti in assoluto nella storia di questo strumento.
Il prof. Giacomo Baroffio, nel ricordarne il profilo artistico, nella raffinatezza delle sue interpretazioni coglie alcuni aspetti che aiutano quanti cantano il gregoriano a comprenderne il senso più profondo di preghiera.
«Dall’inizio degli anni ’80 – quando sono stato catapultato a Roma per insegnare canto gregoriano al Pontificio Istituto di Musica Sacra – spesso mi è stato chiesto: “Quale disco mi consiglia di ascoltare per imparare a eseguire bene il canto gregoriano?”.
La prima volta sono stato un po’ disorientato e ho iniziato a passare mentalmente in rassegna varie incisioni: Decca, Archiv … Ma presto ho voltato pagina e senza tentennamenti ho detto, ed è quanto ho in seguito sempre ripetuto e dico ancora oggi: “Per imparare a cantare il canto gregoriano, il miglior maestro in assoluto è Arturo Benedetti Michelangeli!”. “Ma non è un pianista?”. “Che cosa importa? Imparate da lui il fraseggio, il senso che dà alla frase nella sua unità, il peso specifico che attribuisce a ogni singola nota. Basta ascoltare quando suona dei segmenti, anche brevi, di una scala. Le singole note sono tutte diverse l’una dalle altre. Esprimono una dinamica che è vita”.
All’inizio degli anni ’90 ho avuto una conferma della mia opinione. Parlando di canto gregoriano e di Arturo Benedetti Michelangeli, il M° Facchinetti di Brescia mi ha rivelato quanto fino allora non sapevo. Arturo Benedetti Michelangeli gli aveva confidato una volta che amava il canto gregoriano e si era ispirato al repertorio liturgico sino dalla sua giovinezza.
Il problema dell’interpretazione musicale è assai delicato. Ai dattilografi della tastiera – che macinano il massimo numero di note nel minor tempo possibile – e ai funamboli della voce – che volteggiano nei melismi impacciati in una grande confusione che annulla ogni armonia di movimento – ricordo che le note sono l’elemento necessario sì, ma totalmente insufficiente per creare la musica.
Senza un atto creativo dello spirito umano, animato dal Paraclito, ogni sforzo è vano. Per cantare il gregoriano occorre prima di tutto pregare. E la preghiera trasfigurerà le note. Come insegna ancora oggi il mistico Arturo.»
Discussione
I commenti sono chiusi.