Quando ci lascia una persona come il maestro Marco Rossi, musicalmente competente ed esperto, effervescente e pratico nella organizzazione, volitivo e determinato nell’inventare e realizzare multiformi progetti musicali, il mondo serio delle sette note, sia strumentale sia vocale polifonico e anche editoriale, viene privato di un grande apporto entusiastico, estremamente fecondo e felicemente contagioso.
Marco era davvero instancabile e mai appagato, pur dopo aver raggiunto gli obiettivi che si proponeva. Per lui non c’erano ostacoli insuperabili. Quando negli anni ’90 gli confidai il mio disappunto perché non ero ancora riuscito a reperire l’Inviolata a 12 voci di Josquin Desprez, mi rassicurò sul suo ritrovamento. Dopo qualche settimana ottenne una fotocopia del manoscritto di Kassel, che trascrisse immediatamente e pubblicò sulla rivista Poliphonia, edita da Carrara, nel secondo fascicolo di Academia Choralis (dicembre 1999).
Nello stesso anno, in occasione del conferimento della laurea ad honorem al maestro Riccardo Muti da parte dell’Università Cattolica, chiesi a Marco di accompagnare al pianoforte il Coro dell’Università Cattolica nel canto a 4 voci Cantique de Racine di Gabriel Fauré, e nonostante quel giorno fosse già impegnato al conservatorio di Como, riuscì a essere puntuale in Aula Magna, nell’orario e nell’accompagnamento.
È sempre stato generoso e propositivo: se scoppiava qualche polemica, come spesso capita nel mondo musicale, non era certamente Marco ad alimentarla.
Fu il primo a eseguire, seppure su un organo elettronico, l’Elevazione per organo in do maggiore dell’allora semisconosciuto don Pietro Allori, durante un’edizione nei primi anni ‘90 del “Nettuno d’argento”, rassegna polifonica che si svolgeva ad Alghero, nella cattedrale di Santa Maria.
Caro Marco, mi fermo qui: ricordando i momenti comuni in cui ci è davvero piaciuto servire la bella musica, sforzandoci sempre di qualificare ogni nostra attività musicale. Ti vedo ancora quando, nel luglio del 1992, accompagnavi all’organo il Coro di San Vito al Tagliamento – dove cantava da contralto Fulvia, tua futura moglie – nel Surrexit pastor bonus di Mendelssohn, o ancora quando, nel novembre del 1994, cantasti da basso con il Coro dell’Università Cattolica la Missa Papae Marcelli di Palestrina nel IV Centenario della morte nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano.
Sei stato un esempio di servizio alla musica e testimone coerente di una virtù che da oggi potremo solo ricordare con nostalgia: la lungimiranza mai velleitaria.
Ciao Marco!
Felix Mendelssohn, Herr, nun lässest du (Coro dell’Università Cattolica di Milano, 23 giugno 1998)
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