Ho davanti a me il libro che non sono riuscito a consegnare a Gian Nicola Vessia, mio amico e …di tanti altri.
Da oltre un anno avevo acquistato una seconda copia del libro di Delio Tessa La bella Milano per farne dono a Gian Nicola che amava davvero questa città “del tempo andato” proprio come l’aveva descritta alla fine degli anni ’30 l’elzevirista del “Il Corriere del Ticino”.
“Piccoli, meravigliosi, delicati e sorridenti pezzetti sulla Milano del tempo andato! È la Milano tra le due guerre, è ancora la cittadina limitata entro le mura o poco oltre, ci sono le famiglie conosciute da sempre, i vicini, i colleghi e i personaggi di cui si racconta qualche aneddoto che ne riassume la vita; è una città stabile, e gli abitanti, le vie, i numeri civici sono in una loro eternità della mente. Sullo sfondo il fascismo, come una novità di passaggio abbastanza ignorata. È una Milano che rappresenta tutta un’Italia ottocentesca che si prolunga dentro al Novecento; con le sue stagioni, le vecchie piazze, le vie coi postriboli, i caffè provinciali, la nevicata dell’anno tale, le domeniche estive, tutti gli anni che si assomigliano, i tramvai, i notai, gli avvocati, i bottegai lì nati vissuti e defunti, i legatori di libri, le vetuste librerie, le feste comandate, i portinai che s’affacciano sulla strada, e sui tetti i merli spensierati che cantano. In mezzo a questo tempo fermo le prime intrusioni dell’epoca moderna e la diffusa malinconia di un’età che, noi sappiamo, sta per finire; lo sa anche Tessa. Sono prose scritte per vari giornali, circa tra il 1936 e il 1939, soprattutto per «Il Corriere del Ticino», con molta modestia e un grande affetto per le piccole cose quotidiane che passano.” (Paolo Mauri, Presentazione)
“Vediamoci anche perché debbo consegnarti il libro di Delio Tessa” – così più volte chiudevo le nostre telefonate.
“Tienilo lì che uno dei prossimi giorni vengo io a ritirarlo nel tuo studio in S. Ambrogio”. Amava tornare nella Chiesa che per tanti anni ha attraversato quotidianamente per recarsi nel suo Studio di via Lanzone presso la Management pool diretta da Fabrizio Bonelli e dove durante una Santa Messa in preparazione alla festa di S. Cecilia – era sabato 20 novembre del 1982 – con la sua bella voce tenorile aveva intonato e diretto l’Alma Redemptoris mater di Palestrina davanti a duecento cantori, serbandone un ricordo indelebile. Quel libro di piccoli, meravigliosi, delicati e sorridenti pezzetti sulla Milano del tempo andato … è davanti ai miei occhi a ricordarmi la sua morte e a lasciarmi nella più profonda tristezza per non poter più colloquiare, discutere e condividere la sua “irrequieta” visione della vita sempre operosa e intelligente.
Per Gian Nicola, come fu per Delio Tessa, la vita di Milano la si doveva vivere con uno specifico stato d’animo, avendo sempre come guida l’intelligenza, l’arte e la sincerità nei rapporti umani, così da stimolare quella particolare “irrequietezza tutta milanese” che induce a realizzare un qualcosa d’intimamente vissuto sia nelle grandi cose che in quelle piccole, meglio queste, se un po’antiche.
Negli anni ’20 del secolo scorso il Padre domenicano Antonin-Dalmace Sertillanges, profondo conoscitore della filosofia di S. Tommaso d’Aquino, scriveva: “Un uomo intelligente trova dappertutto l’intelligenza… Scegliete il meglio possibile, ma cercate di ottenere che tutto sia buono, largo e aperto al vero.”
Milly, Nostalgia de Milan (1964)
NUSTALGIA DE MILAN – Giovanni Danzi (1939)
La canzone in sottofondo, Nustalgia de Milan, nella lettura per sax tenore di Giovanni Vianini, fraterno amico di Gian Nicola Vessia
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