Quando si ascoltano i suoni di un organo “Gaet. Cavalli” come quello della chiesa parrocchiale di Massalengo (Lodi) o quello della chiesa S. Andrea di Gonnesa (Sardegna), sul quale ha studiato sin da giovanissimo don Pietro Allori, “è un pezzo di creazione che canta: l’aria, il legno, il metallo vibrano insieme e lodano il Creatore” (don Angelo Dragoni, parroco di Massalengo).
Del loro valore religioso e culturale ci si rende conto soprattutto quando questi due mirabili strumenti ottocenteschi continuano a suonare per sostenere il canto durante le celebrazioni liturgiche o durante le esecuzioni libere degli organisti “diplomati” presso i Conservatori quando studiano nel silenzio delle chiese per preparare le loro interpretazioni concertistiche.
La nobiltà della loro “voce” è riposta in quel suono raccolto e devoto che affascina quanti ascoltano con animo semplice e attento le armoniose melodie prodotte dalle numerose canne ben intonate da sapienti organari.
Nell’ascoltare l’organo di Massalengo suonato dall’organista del Duomo di Crema Alberto Dossena, nella mattinata di giovedì 30 luglio 2020, mi sono venute in mente le atmosfere emotive-spirituali evocate da una poesia di Hermann Hesse dedicata al suono dell’organo:
«Come un sospiro si innalza attraverso le volte…
Il suono dell’organo. Fedeli pensosi, ascoltano la musica che
A più voci, in cori intrecciati riecheggia nostalgia, tristezza, gioia celestiale;
Si sviluppa in spazi spirituali;
Si culla perduta in sogni beati:
Costruisce firmamenti con astri sonori…
Non è un miracolo senza eguali
Che dai fogli pieni di note
Possano nascere cori universali
Vibranti e illuminati da tanta spiritualità?
Che un coro di canne d’organo li serri in sé?
Che un musicista alla tastiera li possa abbracciare
Con la forza di un solo uomo?…
Sul sentiero magico delle note,
Sull’intrico delle chiavi, delle segnature,
Sui tasti dominati dai piedi e dalle mani
Dell’organista, si librano
Verso Dio, verso lo spirito, le più alte aspirazioni,
Irradiano nel suono la sofferenza vissuta.
In vibrazioni ben calcolate, si libera la pressione,
Si eleva la scala celeste,
L’umanità supera i bisogni, diventa spirito, si rasserena.
Poiché tutti i mondi tendono verso il sole
E il bisogno della tenebra è diventare luce…
Nella musica si unisce, santificandosi
Nel sacramento, la comunità
Privata del corpo, riunita in DIO…».
Mentre l’organista cremasco suonava e ripeteva il maestoso “Corale per organo pieno” AP 1170 di don Pietro Allori, con la mia mente riandavo al momento in cui il prof. Wilhelm Krumbach, nel febbraio del1995, sull’organo “G. Tamburini 1938” della Cappella Sacro Cuore dell’Università Cattolica, faceva il suo primo incontro con questo Corale che continuò a ripetere più volte alla ricerca del suono più solenne per al fine di fissarlo nella registrazione del primo cd dedicato a pagine corali e organistiche di don Pietro Allori.
Dopo averlo suonato per la terza volta, con l’esuberanza e l’entusiasmo che contraddistinguevano le sue più mirabili esecuzioni bachiane, esclamò a voce alta e chiara:
“È davvero una pagina meravigliosa, degna della grande lode a Dio”.
Questa cifra verbale rimane la più bella testimonianza della stima profonda di Wilhelm Krumbach per don Pietro Allori.
Pietro Allori
Corale per organo pieno AP 1170
Organista: Wilhelm Krumbach – Organo G. Tamburini 1938 – Cappella Sacro Cuore dell’Università Cattolica (1995)
(da CD: Pietro Allori, Polifonia sacra e Opere organistiche – Coro dell’Università Cattolica diretto da Angelo Rosso; Wilhelm Krumbach, organo)
Nell’anno 2020 in cui si commemorano i due insigni musicisti, nel 35° della morte don Allori, e, nel 15° della morte il prof. Krumbach, la mattinata passata ad ascoltare nella chiesa parrocchiale di Massalengo l’organo “Gaet. Cavalli” 1893” ha costituito un ulteriore testimonianza dell’impegno da parte dell’Archivio musicale dell’Angelo di Milano a proseguire le tangibili impronte organistiche lasciateci dai due illustri Maestri. Entrambi sono legati all’organo “Gaet. Cavalli 1901” della Chiesa Parrocchiale di Gonnesa: don Allori per aver studiato e averlo suonato per tanti anni; il prof. Krumbach per averne inaugurato il restauro nel 1990, propiziato proprio da una relazione del 1977 redatta da don Allori.
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