Ricordo di Wilhelm Krumbach
nel 15° anno della morte (25 agosto 2005 – 2020)
Nello “spazio spirituale” che il monastero di San Pietro di Sorres, a partire dal 1990 nel mese d’agosto e sino al 2014, ha messo a disposizione di cantori e organisti di chiesa per meditare sull’importanza del ruolo della grande musica nella liturgia attraverso i suoni armoniosi e sapienti interpretati con studio competente, merita un particolare ricordo il momento in cui il prof. Wilhelm Krumbach eseguì la celebre Ciaccona in fa minore di Johann Pachelbel (1653 – 1706). L’insigne musicologo e organista tedesco suonò questo capolavoro del grande compositore di Norimberga sull’eccellente organo meccanico “Tamburini” (1970) dotato di quattordici ben ponderati registri.
Costruita su un tetracordo discendente, la melodia di questa Ciaccona, è di chiara semplicità e le ventidue variazioni che si susseguono ininterrottamente acquistano uno spiccato spessore polifonico denso di variegati e singolari colori armonici. Schubert, a proposito di questa melodia diceva “essa canta, flessibile, amorosamente seguita dalle ombre di imitazioni dritte o contrarie”
Concisione, semplicità, austerità, eleganza e purezza di suono, sono le caratteristiche preminenti dell’intero brano. Il prof. Wilhelm Krumbach con la sua consueta capacità di chi sa cogliere vertiginosamente l’essenzialità delle partiture organistiche barocche, riuscì in quella serata del 1995 a restituire tutta la dimensione armonica orizzontale e verticale della composizione, nonostante la limitatezza fonica dell’organo.
Chi vorrà ascoltare oggi, attraverso un file MP3 quell’interpretazione, potrà avere la sensazione di essere inondato da una sublime armonia che fa breccia nella mente e nell’animo per effetto della grande tensione emotiva che crea sempre l’ascolto di questa Ciaccona.
Ma quella sera, prima dell’ora monastica di compieta, nella suggestiva penombra della bellissima chiesa di San Pietro di Sorres, l’evocazione e la forza iconografica di questa composizione dataci dall’illustre maestro di Landau/Pfalz, fu davvero in proporzione perfetta con l’atmosfera di indescrivibile bellezza propria dello “spazio architettonico-spirituale” protetto con cura e con amore dai monaci benedettini della Sardegna a partire dal 1955.
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