
Tra il 3 novembre e il 12 dicembre 1888 Josef Gabriel Rheinberger (1839 Vaduz/Liechtenstein – 1901 Monaco di Baviera) si dedicò alla composizione dei Sechs religiösischen Gesänge per voce e organo op. 157, sei canti religiosi appunto tra i quali il Vater unser che è incluso in questo post. La raccolta conclude un anni di grande attività compositiva da parte del compositore e professore della Königliche Musikschule (l’attuale Conservatorio) di Monaco ed è significativo che Rheinberger, dopo essersi dedicato a opere teatrali e organistiche, abbia rivolto la propria attenzione a un genere, quello del canto religioso, che affonda le proprie radici nel pietismo protestante ed è destinato all’ambito della devozione familiare. E tuttavia Rheinberger, che per formazione e attività è stato uno dei più rinomati compositori di musica sacra cattolica, dovette pensare a una destinazione liturgica per i suoi Sei canti. Ciononostante Rheinberger scelse testi non liturgici ma di autori come Philipp Spitta, musicologo tedesco e biografo di Bach (Sehet, welche Liebe), Albert Knapp, pastore di Stoccarda e poeta (Ich bin des Herrn), il poeta Novalis (Wenn Alle untreu werden), e Friedrich Oser, pastore riformato di Basilea (Nachtgebet). Conclude la raccolta il canto in latino sul testo dell’Ave Maria, mentre il Vater unser è una rielaborazione poetica del Padre nostro a opera del poeta Friedrich Dornbusch.
Vater unser
Unser Vater, der du bist im Himmel und auf Erden, es soll dein heil'ger Nome stets gelobt, gepriesen werden. Einst werde uns dein selig Reich zuteil nach bittrem Leiden. O süßer, reiner Herzenstrost, wenn wir von hinnen scheiden! Dein Wille, Herr, der deine nur soll in der Welt geschehen und ohne deinen Willen nicht der kleinste Wurm vergehen. O gib uns unser täglich Brot und deinen heil'gen Segen. Signor! Führe uns mit Starker Hand auf deinen Gnadenwegen. Barmherz'ger, guter Vater du, vergib uns unsre Sünden, wie wir auch zum Vergeben stets bereit uns lassen finden. Halt die Versuchung von uns fern mit deinem heil'gen Namen; erlöse uns, allmächt'ger Gott, von allem Übel. Amen! Padre nostro, che sei in cielo e in terra, il tuo santo nome sia sempre lodato e glorificato. Venga un giorno il tuo regno benedetto dopo un'amara sofferenza. O dolce, pura consolazione del cuore, quando lasceremo questa vita! La tua volontà, Signore, solo la tua sia fatta nel mondo, senza la tua volontà il più piccolo verme perisce. Dacci il nostro pane quotidiano e la tua santa benedizione. Signore! Guidaci con mano forte nelle tue vie di grazia. Padre misericordioso e buono, perdona i nostri peccati, così come noi siamo pronti a perdonare. Allontana da noi la tentazione con il tuo santo nome; liberaci, Dio onnipotente, da ogni male. Amen!
Il brano, che per la sua bellezza ha goduto di particolare popolarità nell’Ottocento, incarna perfettamente il significato di questa preghiera, in senso universale e in senso evangelico.
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Lc 11,1
Il Padre nostro fu la risposta di Gesù.
È necessario avere sempre la giusta venerazione per queste parole, per la maestosità, la solennità, la profondità di questa preghiera che San Tommaso ha definito perfettissima.
Nella preghiera del Signore non solo vengono domandate tutte le cose che possiamo desiderare in modo retto, ma anche nell’ordine in cui devono essere desiderate.
La Chiesa invita a recitare sempre il Padre nostro con attenzione, con una presenza a sé stessi e al senso delle parole, e soprattutto alla memoria della presenza di Dio che è il Padre a cui ci si rivolge come Cristo ci ha insegnato.
Per questo la Chiesa durante la liturgia della Messa che ci invita a pronunciarle nel modo che esigono: “Obbedienti al divino insegnamento, …guidati dallo Spirito di Gesù, osiamo dire…”
UN BREVE APPUNTO
Nella Chiesa parrocchiale di Gonnesa, negli anni ’50 del secolo scorso, alle ore 9 della domenica, veniva celebrata la “Messa del fanciullo”. Don Pietro Allori, allora viceparroco, compose nel 1954, cinque canti per i vari momenti della messa su versi del giovane chierico di Iglesias Carlo Cherchi. Durante le ore del catechismo, che si svolgevano nell’aula della chiesa, lo stesso don Allori insegnò alle diverse classi catechistiche questi brani per essere cantati, con l’accompagnamento dell’ ottimo suono dello storico organo “Gaet. Cavalli 1901”, alla Messa parrocchiale del fanciullo. Il canto al momento del Pater noster risuonava nella navata con intensa coralità e colore (timbro), chiaro e trasparente, data la lucente vocalità delle voci bianche impegnate ad esprimersi nell’ambito circoscritto dell’ottava di do maggiore come è possibile osservare nell’esempio musicale qui sotto:

Era il canto preferito tra i cinque della raccolta.
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