Un diletto per la memoria e una prece per quel monaco-cantore “già nello splendore accolto”
La valle del monastero è sempre tutt’orecchi, mentre sembrano risuonare ancora musiche di una certa mestizia, proprio come otto anni fa. Nel monastero, oggi le albe appaiono stanche e la memoria spontaneamente si abbandona a quei suoni di nostalgia. Il suono dell’organo fa salire ricordi e speranze di fede riuscendo a mitigare gli stanchi affanni del cuore. Poi, come sempre, canta l’indefinibile silenzio del monastero!

Al Vespro ecco l’ineffabile canto dell’amore divino:
Tantum ergo sacramentum
Grande è il sacramento della SS. Eucarestia! Qual lingua umana saprebbe mai degnamente dirne tutta la divina immensa grandezza? Qual cuore umano potrebbe mai esaurirne tutta l’arcana soavità? Qual mente umana comprenderne tutta l’infinita degnazione?
La “sacerdotale” polifonia alloriana, tanto stimata dai monaci di San Pietro di Sorres, commuove l’anima e accresce la devozione.
E padre Bruno in cielo sorride!

Discussione
I commenti sono chiusi.