“La musica, la grande musica, distende lo spirito, suscita sentimenti profondi ed invita quasi naturalmente ad elevare la mente e il cuore a Dio” (Benedetto XVI)
«Durante un concerto a Monaco di Baviera diretto da Leonard Bernstein, al termine dell’ultimo brano, una delle cantate di Bach, sentii, non per ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ciò che avevo ascoltato mi aveva trasmesso verità, verità del sommo compositore, che mi spingeva a ringraziare Dio. Accanto a me c’era il vescovo luterano di Monaco e spontaneamente gli dissi: “Sentendo questo si capisce: è vera la fede così forte, e la bellezza che esprime irresistibilmente la presenza della verità di Dio”» (Joseph Ratzinger).
Fra le duecento cantate di Bach forse quella più cara a papa Benedetto XVI era quella composta per la 27ª domenica dopo la Trinità, Wachet auf, ruft uns die Stimme BWV 140, l’ultima prima dell’Avvento nell’anno liturgico luterano. Il papa riteneva Johann Sebastian Bach uno «splendido architetto della musica, con un uso ineguagliato del contrappunto, guidato da un tenace ésprit de géometrie, simbolo di ordine e di saggezza, riflesso di Dio».
Certo, Benedetto XVI era legato anche a Mozart dato che nella sua infanzia sentiva ripetutamente in chiesa le note delle sue Messe. «In Mozart ogni cosa è in perfetta armonia, ogni nota, ogni frase musicale è così e non potrebbe essere altrimenti; anche gli opposti sono riconciliati e la serenità tipicamente mozartiana avvolge tutto in ogni momento. È un dono questo della grazia di Dio, ma è anche il frutto della viva fede di Mozart, che – specie nella sua musica sacra – riesce a far trasparire la risposta dell’amore divino che dona speranza».
Qualche cenno sulla Cantata, di cui, in sottofondo, state ascoltando il Corale iniziale.
Wachet auf, ruft uns die Stimme Der Wächter sehr hoch auf der Zinne, Wach auf, du Stadt Jerusalem! Mitternacht heißt diese Stunde; Sie rufen uns mit hellem Munde: Wo seid ihr klugen Jungfrauen? Wohl auf, der Bräutgam kömmt; Steht auf, die Lampen nehmt! Alleluja! Macht euch bereit zu der Hochzeit, Ihr müsset ihm entgegen gehn! | Svegliatevi! Ci chiama la voce delle sentinelle dall’alto dei merli. Svegliati, città di Gerusalemme! È suonata la mezzanotte, ci chiamano con voce chiara: Dove siete, vergini avvedute? Ecco, lo sposo viene! Alzatevi! Prendete le lampade, Alleluja. Preparatevi per le nozze, dovete corrergli incontro. |
La cantata Wachet auf, ruft uns die Stimme fu composta da Bach a Lipsia per festeggiare la 27a domenica dopo la Trinità, una ricorrenza dell’anno ecclesiastico luterano che nel 1731 cadeva il 25 novembre. Il Vangelo stabilito per quella domenica era la parabola delle dieci vergini tratta da Matteo 25, 1-13. Come corale su cui basare la cantata Bach scelse quello molto noto di tre strofe scritto nel 1599 da Philipp Nicolai che si ispira appunto alla storia delle vergini prudenti e di quelle non avvedute. Nicolai aveva accostato il testo di Matteo al clima poetico del Cantico dei Cantici e alla visione della nuova Gerusalemme come descritta nell’Apocalisse di san Giovanni (cap. 21). Il verso della terza strofa “Dodici perle sono le porte della tua città”, per esempio, è una citazione del testo biblico: le dodici porte raffigurano le dodici tribù dei figli d’Israele (Apocalisse 21, 12 – 21).
Le tre strofe del corale formano l’inizio, il centro e la fine dell’opera. Alla prima e alla seconda strofa del corale fanno seguito un recitativo e un’aria (duetto), cosicché la cantata risulta suddivisa in sette parti. Il testo dei recitativi e dei duetti, il cui autore è ignoto, sviluppa liberamente il concetto della mistica unione fra l’Agnello e la sua Sposa, la nuova Gerusalemme, con aperti riferimenti al Cantico dei Cantici. Le immagini poetiche dello sposo che salta sulle colline come un cerbiatto, dell’ingresso della sposa nella sala del convito, della sposa come sigillo impresso sul cuore e sul braccio dello sposo, dell’amico che cammina con la sposa sulle rose del cielo sono tutte tratte alla lettera dal Cantico dei Cantici.

Questa struttura della cantata140 viene esaltata dal fatto che il corale Wachet auf, ruft uns die Stimme è un cantus firmus affidato alle voci dei soprani, sostenuto nella prima strofa anche dal corno. Il cantus firmus emerge così con una linea chiara e squillante sulle altre parti in perfetta concomitanza con il messaggio che reca.
Dopo una breve introduzione segue il corale a quattro voci accompagnato da tre oboi, un corno, un violino piccolo, archi e basso continuo. Con straordinaria plasticità Bach ricrea l’atmosfera notturna descritta dal testo: il richiamo delle sentinelle, il risveglio, l’inquietudine e la gioia dell’attesa. Solo nel piccolo frammento alla parola “Alleluja” il flusso dei sentimenti contrastanti si acquieta. In un breve recitativo in stile secco il tenore, accompagnato dai bassi, annuncia l’arrivo dello sposo. Chiudono la cantata il duetto tra soprano e basso (sposa/sposo) e il corale conclusivo.
- Wachet auf, ruft uns die Stimme
Coro in mi bemolle maggiore per coro e tutti gli strumenti - Er kommt, er kommt, der Bräut’gam kommt!
Recitativo in do minore per tenore e continuo - Wann kommst du, mein Heil?
Aria (Duetto) in do minore per soprano, basso, violoncello piccolo e continuo - Zion hört die Wächter singen
Corale in mi bemolle maggiore per tenore, archi e continuo - So geh’ herein zu mir, du mir erwahlte Braut
Recitativo in mi bemolle maggiore/si bemolle maggiore per basso, archi e continuo - Mein Freund ist mein! Und ich bin dein!
Duetto in si bemolle maggiore per soprano, basso, oboe e continuo - Gloria sei dir gesungen
Corale in mi bemolle maggiore per coro e tutti gli strumenti
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