Venerdì 31 marzo 2023 alle ore 20.00 nella cattedrale Santa Chiara di Iglesias si terrà un momento musicale in ricordo dei due maestri di cappella di fine Novecento: canonico Pietro Allori (Gonnesa, 18/05/1925 – Iglesias, 31/03/1985) e mons. Angelo Pala (Cuglieri, 1923 – 30/03/2013). Il primo è stato maestro di cappella della cattedrale dal 1955 fino alla scomparsa; suo successore fu mons. Pala.

Nella ricorrenza dei 10 anni dalla scomparsa di quest’ultimo (e dei 38 da quella di don Allori), Casa Allori di Gonnesa e l’Archivio musicale dell’Angelo di Milano hanno voluto organizzare un momento celebrativo dedicato ai due sacerdoti e musicisti, in collaborazione con l’Associazione artistico culturale Pietro Allori di Iglesias e la parrocchia della cattedrale Santa Chiara. Al cardinal Miglio il compito di tratteggiare le personalità e l’operato dei due sacerdoti all’interno di un palinsesto di musiche strumentali e vocali.
“In concerto con gli angeli in ciel”
Il titolo di questo momento musicale nella cattedrale di Iglesias è un verso che padre Giuseppe Nesle, gesuita docente al seminario di Cuglieri negli anni ’50, usò nel testo dedicato a santa Cecilia richiestogli da don Pietro Allori che lo musicò poi a quattro voci dispari nel canto Tu volesti, o Signore, la lode. Sono le parole che definiscono la solennità e la devozionalità dell’intera poesia.
Canto d’inizio
Pietro Allori (1925 – 1985)
Tu volesti o Signore la lode AP 295
versi di padre Giuseppe Nesle S.J.
Tu volesti, o Signore, la lode / dei tuoi figli concordi e osannanti / con preghiera gioiosa di canti / in concerto con gli angeli in ciel. Così David dei salmi la prece / intonava sull’arpa dorata / ora in pianto ora in gioia estasiata / a te somma bontà e amor. / A te santa Cecilia innalzava / tra gli accordi dell’organo in coro / a te offriva volute canore / san Gregorio qual mistico fior. / Or concedi a noi pure, o Signore, / di cantare tue lodi con fede / e con l’arte ch’è l’umile erede / di bontà, di salvezza e d’amor.
Completa questa introduzione musicale un brano che don Allori amava eseguire, per esempio, in occasione dei concerti di inaugurazione di nuovi armonium o organi elettrici collocati nelle varie parrocchie sulcitane.
Johann Ernst Bach (1722 – 1777)
Toccata per organo
Commemorazione di mons. Angelo Pala nel decennale della morte (30 marzo 2013) e del can. Pietro Allori nel 38° anniversario della morte (31 marzo 1985)
Al termine della commemorazione inizia la parte evocativa del concerto, con due opere che sottolineano unicità e nobiltà del linguaggio musicale. Sono entrambe del periodo tardo barocco: la Sonata per flauto solo in la minore di Carl Philipp Emanuel Bach e la Danza degli spiriti beati, tratta dell’Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck, quest’ultima nell’arrangiamento del maestro Stefano Garau per flauto, organo e contrabbasso. Alla voce dolce e suadente del flauto è dunque affidato il compito di celebrare quegli “spiriti beati” di coloro che nel tempo, attraverso la musica, hanno coltivato il sublime nei suoni concertati con arte sapiente e sentimento profondo. Non ricordiamo solo mons. Pala e don Allori dunque ma, spiritualmente e affettuosamente, tutti coloro che hanno contribuito a questo stesso ideale musicale e non sono più tra noi.
Carl Philipp Emanuel Bach (1714 – 1788)
Sonata per flauto solo in la minore
Christoph Willibald Gluck (1714 – 1787)
Danza degli spiriti beati
da Orfeo e Euridice
versione per flauto, organo e contrabbasso di Stefano Garau
I brani strumentali di don Allori fanno da cornice alla parte del concerto dedicata alla sua musica vocale. In apertura l’Interludio in si bemolle maggiore del 1982 interpretato all’organo, mentre in chiusura un’elaborazione del maestro Stefano Garau per flauto, organo e contrabbasso dell’Elegia in si minore del 1981.
Pietro Allori
Interludio in si bemolle maggiore AP 1107
La polifonia sacra di don Allori scelta per questo momento musicale si affida a composizioni tipicamente liturgiche, legate ai riti più suggestivi e al tempo stesso devozionalmente intensi della cattedrale di Iglesias, con particolare riferimento a quelli della Settimana Santa (Stabat mater) e del Triduo pasquale (Plange quasi virgo). Questo canto poi è una viva testimonianza del legame tra don Pala e don Allori; lasciamo che siano proprio le parole di don Angelo in ricordo dell’amico e confratello Pietro a raccontarcelo:
«Don Pietro… cosa dire di lui? Vorrei dire tante cose, ma le compendio soltanto in un mottetto […] Plange quasi virgo plebs mea: piangi come una vergine o mio popolo. È uno dei responsori di Settimana Santa musicato da don Allori: lì c’è la sua anima, lì c’è la sua mestizia, lì c’è la sua arte, lì c’è la sua vita! Sapete com’è venuto fuori questo canto? Una volta durante la Settimana Santa i canonici celebravano l’Ufficio delle Tenebre, e al Venerdì Santo il Vescovo faceva l’ultima delle Lamentazioni, Incipit oratio Jeremiae profetae, e si levava cupa, profonda la voce di monsignor Pirastru. Ve l’accenno appena [don Pala canta].
Don Pietro Allori mi diceva: “Angelino, ripetimi quel motivo di gregoriano, mezzo gregoriano e mezzo sardo, ripetimelo tante volte” e dalla ripetizione ha tirato fuori questo meraviglioso canto, questo meraviglioso mottetto Plange quasi virgo plebs mea in cui, ripeto, c’è tutto don Pietro: la sua mestizia, la sua gioia, il suo silenzio, la sua riservatezza.»
(Dal discorso introduttivo di mons. Angelo Pala avanti il concerto eseguito dal Coro dell’Università Cattolica nella cattedrale di Iglesias il 30 ottobre 1990)
Plange quasi virgo a 4 voci miste AP 530
Plange quasi virgo, plebs mea: / ululate pastores in cinere et cilicio, / quia venit dies Domini magna et amara valde. / Accingite vos sacerdotes ministri altaris / aspergite vos cinere, / quia venit dies Domini magna et amara valde.
Piangi, popolo mio, come se fossi una vergine, levate alte grida, pastori, cosparsi di ceneri e col cilicio, poiché sta per venire il giorno del Signore, lungo e doloroso. Preparatevi voi sacerdoti, ministri dell’altare, poiché sta per venire il giorno del Signore, lungo e doloroso.
Studio in la maggiore
Pange lingua (voce e organo) AP 386
Pange lingua gloriosi / corporis mysterium. / Sanguinisque pretiosi / quem in mundi pretium. / Fructus ventris generosi / Rex effudit gentium. Amen.
Canta, o mia lingua, il mistero del corpo glorioso e del sangue prezioso che, in riscatto del mondo, sparse il Re della nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso. Amen.
Stabat Mater a 3 voci miste AP 29
Stabat Mater dolorosa, / iuxta crucem lacrimosa, / dum pendebat Filius. / Cuius animam gementem / contristatam et dolentem, / pertransivit gladius. / O quam tristis et afflicta / fuit illa benedicta / mater Unigeniti. / Quando corpus morietur / fac ut animae donetur / paradisi gloria. Amen.
La Madre addolorata stava presso la croce da cui pendeva il Figlio. E il suo animo gemente, afflitto e angosciato, era trafitto da una spada. Quanto dovette soffrire la benedetta tra le donne, madre dell’Unigenito. Quando il corpo morirà, fa’ che all’anima sia data la gloria del Paradiso. Amen.
Studio in do minore AP 1188
Agnus Dei a 3 voci miste AP 469
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem.
Agnello di Dio, che togli i peccati dal mondo, abbi pietà di noi. Agnello di Dio che togli i peccati dal mondo, dona a noi la pace.
Recordare a 3 voci miste AP 602
Recordare, Virgo Mater, in conspectu Dei, ut loquaris pro nobis bona, et ut avertat indignationem suam a nobis.
Ricordati, Vergine Madre, quando sarai al cospetto del Signore di intercedere per noi e di allontanare da noi la sua indignazione.
Ave maris stella a 4 voci miste AP 530
Ave maris stella, / Dei Mater alma / atque semper virgo / felix coeli porta. / Sumens illud ave / Gabrielis ore / funda nos in pace / mutans Evae nomen. / Vitam praesta puram, / iter para tutum, / ut videntes Jesum / semper collaetemur. Amen.
Ave, stella del mare, madre gloriosa di Dio, eppure sempre vergine, felice porta del cielo. Accogliendo l’annuncio di Gabriele dona al mondo la pace e cambia la sorte di Eva. Donaci una vita pura, proteggi il nostro cammino finché, al cospetto di Gesù, gioiremo per sempre insieme. Amen.
Chiude la parte vocale del concerto il canto La mestizia: è una delle due melodie composte da fra’ Pietro Maddalena, che fu nel convento di Santa Maria delle Grazie a Iglesias nel secolo scorso, per tenore e accompagnamento strumentale. Il brano era spesso eseguito proprio da don Pala (accompagnato da don Allori) durante le “accademie” promosse all’interno delle chiese nella diocesi di Iglesias.
Fra’ Pietro Maddalena (1879 – 1950)
La mestizia per solo e organo
canto campestre
Se pregherai la Vergine la sera, / nella chiesetta di lassù lontana, / dille: non ti scordar una preghiera / per me che soffro e vo’ sperando invan. / Dille che piango, ma che piango tanto, / che più non posso, che non posso più, / che’l vigor dello spirito s’è infranto / e ad ogni spinta io ricado giu. /Ah! Dille che venga a me col suo sorriso, / che m’infonda la pace ed il sospir / che della sua pupilla il Paradiso / più non mi lasci mai così languir. / Dille che sono stanco e che l’aspetto, / l’aspetto ansiosamente in ogni dì, / ch’è tutto suo del cuore mio l’affetto, / che non mi lasci più languir così.
Pietro Allori
Elegia strumentale AP 1047
versione per flauto, organo e contrabbasso di Stefano Garau
Ascolteremo ora di Stefano Garau, compositore sassarese e docente del Conservatorio “Luigi Canepa”, un’opera scritta in occasione della morte del padre, dagli accenti filiali e affettivi sottolineati originariamente da tre diverse strumentazioni: per flauto solo, viola solo e quartetto (flauto, violino, viola e violoncello). Per questa occasione a Iglesias Stefano Garau ha predisposto una versione per flauto, organo e contrabbasso.
«Il modo scelto dal maestro Stefano Garau di “vestire” un pensiero musicale di “memoria” per suo padre, colorando solamente un piccolo motivo che l’amato genitore talvolta eseguiva sulla chitarra, ci dà contezza del suo profondo sentimento filiale attraverso la composizione di pagine musicali stilate con intenzionale spontaneità.»
(Angelo Rosso, Presentazione alla pubblicazione dello spartito di Au revoir)
Stefano Garau (1961)
Elegia Au revoir
per flauto, organo e contrabbasso
Il concerto termina con il celebre Preludio e fuga in do maggiore per organo BWV 547 di Johann Sebastian Bach che prende ispirazione dalla cantata BWV 65 Sie werden aus Saba alle kommen e rappresenta musicalmente il viaggio dei Re Magi alla ricerca della luce di Betlemme e la loro adorazione del bambino, re riconosciuto e Figlio di Dio. Un affresco di suoni nobili e raffinati per ricordare quanto di elevato con il loro talento musicale don Pietro Allori e don Angelo Pala hanno realizzato in questa cattedrale. Questa loro testimonianza di fede e vocazione sacerdotale a servizio dei fedeli vive nella memoria delle future generazioni che nei riti e nelle celebrazioni comunitarie della madre di tutte le chiese della diocesi riconoscono la bellezza del vivere nella chiesa cattedrale la propria fede, in comunione con l’assemblea dei credenti.
Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)
Preludio e fuga in do maggiore BWV 547
Annamaria Carroni, flauto
Mauro Secci, tenore
Francesco Sergi, contrabbasso
Emanuele Carlo Vianelli, organo
I brani corali sono eseguiti dai cantori “alloriani” invitati per l’occasione dall’Archivio musicale dell’Angelo di Milano e da Casa Allori di Gonnesa.
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