Passus duriusculus in memoria di don Pietro Allori

Il “Passus duriusculus” è dedicato alla memoria di Don Pietro Allori.

La musica è stata costruita con i “ferri del mestiere” più semplici, tanto cari a Don Allori e ormai ignorati da molti compositori che, certamente con grande merito, sono riusciti a superare la tonalità e tutti gli “affetti” che da essa possono scaturire.

Questi strumenti sono una triade, una scala minore, una scala cromatica discendente e, se mi è consentito, una sincera ispirazione.

La scala cromatica discendente ha, in questo caso, un’importanza rilevante strutturale e spirituale, tanto che il suo uso dà il titolo al brano. Il passus duriusculus è un procedimento espressivo usato soprattutto nel periodo barocco per esprimere un affetto “patetico” di dolore, di abbandono, di mestizia, una figura retorica rappresentata in musica da un cromatismo di semitoni discendenti per esprimere uno stato d’animo di afflizione. La retorica, nel periodo barocco, era il modo in cui si potevano approfondire i significati più veri del linguaggio musicale. Per Bach, la retorica doveva essere mediatrice tra la deduzione sillogistica e la spontaneità espressiva. Per quanto non tutte le figure retoriche siano necessariamente legate a un affetto particolare, è innegabile che alcune di esse, ad esempio il cromatismo discendente, abbiano un significato espressivo pressoché univoco, basti pensare al Crucifixus della Messa in si minore di Bach.

Molti brani di don Allori, sia vocali che strumentali sono segnati da questo procedimento armonico. Si distinguono soprattutto il “Christus factus est” a 4 voci, dedicato al prof. Krumbach, e l’Elevazione per organo. In queste composizioni si avverte l’impronta di Bach per quanto concerne il pezzo corale e quella di Frescobaldi per quanto concerne l’Elevazione. In don Allori questa figura retorica emerge dal discorso armonico in modo naturale, mai in modo ricercato. Molti suoi accompagnamenti organistici di canti a una o più voci presentano questo “gioco sonoro”.

In breve il brano è articolato in un’introduzione basata su una triade minore e sul passus duriusculus che chiariscono subito il clima mesto della composizione, su una scala minore naturale sulla quale si svolge il canto che ha il suo culmine in una richiesta di benevolenza e di pietà, Christe eleison. Tutte le varie parti del brano sono inserite in una marcia funebre basata su un basso ostinato che passa, simile ad un corteo, per poi allontanarsi e spegnersi sulle ultime note basse, come un cuore che lentamente si ferma…

 La scelta del testo, un sunto di alcune parti della Missa pro defunctis,  Requiem, Kyrie  ed Agnus Dei, è stata guidata dal tentativo di unire sia credenti che non credenti nel confidare  nel riposo dei defunti e nella pace di chi rimane, anche se la “Lux aeterna” costituisce ovviamente un elemento determinante per le persone di fede.

Il lavoro è nato per coro a quattro voci miste ed organo. Poiché una situazione contingente mi ha permesso di effettuare una registrazione con l’orchestra, ho realizzato una partitura con la riduzione della parte vocale ad una sola linea melodica. Si tratta solo di un esperimento, con tutti i limiti di un prodotto non finito, eseguito quasi a prima vista, in attesa di un’occasione ancora da individuare, nella quale il brano sarà eseguito con l’organico originale e con la sua giusta destinazione.

Con questo piccolo lavoro, spero di essere riuscito a ringraziare, almeno in parte, Don Allori per gli stimoli che la profondità della sua musica mi ha saputo dare. Al sacerdote musicista non invidio solo l’arte musicale, ma anche il nipote, il Maestro Angelo Rosso che grazie al suo tenace impegno ed alla sua generosità,  ha permesso che la musica di  Don Allori  arrivasse lontano, fino alle orecchie ed allo spirito di tanti.

San Pietro di Sorres, 19 agosto 2010

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